Sono dell’opinione che il modellismo possa essere anche qualcosa di
stimolante, sia per necessità che per sfidare se stessi, affinché non
tutto ciò che si vuole riprodurre in scala debba per forza ottenersi
comprando da scatola qualcosa che “manca”. In questo “passo a passo”
provo a illustrare come realizzare qualcosa di piccolo senza
arrovellarsi troppo con scatole in commercio o dovendo possedere una
fabbrica con fonderia e tornitura.
Dopo aver cercato alcune immagini di come possa essere un motogeneratore
- di quelli che normalmente si vedono nei cantieri per far funzionare i
martelli pneumatici - si può già procedere alla sua realizzazione avendo
sottomano un banale portalampadina che illumina, anzi per meglio dire,
illuminava il cruscotto di un’automobile.
La parte interessata è quella inferiore, che una volta ribaltata per
il nostro scopo, fungerà da vero e proprio cassone copri-motore. Per
fare questo si utilizza un normale seghetto dopo aver precedentemente
rimosso le guide di rame e lampadina.
Le due rientranze per lato di origine sono ottimali per trasformarli in vani di ispezione.
Per fare i cofani ho utilizzato delle normali
fascette fermacavi facendo attenzione a scegliere il senso di
zigrinatura e fissandoli negli incavi del portalampada con una goccia di
collante cianoacrilico.
Per la realizzazione del carrello ho fatto ricorso alla famosa “banca
dei pezzi” che ogni modellista dovrebbe avere. Infatti esso proviene da
un carrello per trasporto di una Flak antiaerea tedesca utilizzata
nell’ultima guerra. Ho spezzettato il tutto per adattarlo al nuovo
ingombro in 1/87 anziché al 1/72 di origine del carrello.
Il martinetto che regge il carrello è realizzato avvitando una piccolissima vite (di provenienza da un orologio) dentro un tubetto di plasticard precedentemente forato per permettere l’ingresso della vite.
Il paraurti posteriore (con relativo porta targa) è stato realizzato
usando una normalissima e comunissima grappetta per cucitrice del tipo
medio. Per dosare al meglio la colla, mi sono avvalso dell’utilizzo di
uno spillo da sarta al fine di depositare solo la giusta quantità di
colla senza eccedere.
Una volta terminato il modello, si passa una mano di Primer di Tamiya per notare eventuali difetti prima della verniciatura.
Ho voluto utilizzare due toni di colore, giallo carico le parti
superiori e grigio cenere scurissimo la parte inferiore. Si procede
spruzzando prima il colore più chiaro (in giallo carico) poi si maschera
il tutto con il nastro della Tamiya. Avendo voluto lasciare un cofano
aperto, ho cambiato tipo di mascheratura usando questa volta il Patafix
di UHU aiutandomi con uno stuzzicadente a farlo “rientrare nei
ranghi”.
Una volta terminato di dare anche il colore nella parte sottostante, sono state montate le ruote, infine applicate le decal di provenienza… militare, riadattate all’uopo conferendo al mezzo un’aria molto “dura e instancabile” al motogeneratore.
La parte più divertente e anche più “seria” è dare un’aria di
operatività senza trasformare il pezzo in qualcosa di troppo vissuto o
prossimo alla demolizione. Picchiettando con una spugnetta intrisa nel
colore ruggine si ottengono realistiche scrostature, ma attenzione, più
la scala è piccola, minore saranno le scrostature! Non abusatene!
Dulcis in fundo, per dare ancora maggiormente un’aria di vissuto al tutto, utilizzo i pigmenti della Vallejo.
Un po’ d’acqua, un pennello a punta lunga e pazienza, si deposita il
prodotto proprio dove si depositerebbe lo sporco a questo mezzo; sotto i
parafanghi, nelle ruote, nella parte sottostante al carrello e con le
dovute cautele, anche un po’ sopra al tetto del motogeneratore.
Se il
prodotto è stato dato in eccedenza, con un pennello asciutto del tipo
piatto utilizzato delicatamente si può rimuovere la polvere in eccesso.
Una volta appagati del risultato ottenuto, basterà fissare il tutto con
una lacca per capelli trasparente.Il modello è terminato e pronto per esser collocato dove necessario!!
Tutti gli utensili e i prodotti utilizzati per questa realizzazione sono in vendita presso